domenica 25 novembre 2012

Ho Tutto E Non Ho Niente

L'altro giorno camminando per la strada ho notato una ragazza che era di fianco e parallela a me. Era alta più o meno uno e sessanta, forse, può essere. Aveva la frangia, delle scarpe con la suola alta, dei collant strappati, una giacca grigia, una camicia a quadri, una grande sciarpa beije e lo zaino. Camminando per la strada ho notato i suoi modi di fare. Camminava insicura, ma nello stesso tempo con grinta, il suo sguardo era quasi assente; in realtà, anche se continuava a guardare il pavimento, lei non c'era, con la mente era altrove, sulla sua testa era come se si stessero creando delle icone: nuvole, fiori, rose, temporali, arcobaleni, facce felici, tristi, gelose, stupite, che rispecchiavano tutto quello a cui stava pensando. A volte le venivano gli occhi lucidi, scendeva una lacrima, e velocemente la toglieva dalla sua guancia. Era una ragazza particolare e voleva esserlo. Una di quelle intelligenti, che ha un'idea del mondo tutta sua, come quella che ha sulle persone e su sè stessa. Una persona con cui puoi parlare ore, che dà consigli ma non ne segue uno. Fragile, come il petalo di una rosa, come un bicchiere di cristallo, come una bolla di sapone. Non ha nulla di chiaro, vive minuto per minuto, l'organizzazione ce l'ha, ma può cambiarla cento volte. E' una ragazza che non viene capita, non viene interpretata, che non si spiega il perchè, a volte le viene il dubbio di essere sempre in torto, anche se è certa che non è così. Fa le cose e poi non capisce perchè le ha fatte. Si pente e si sente in colpa appena ha finito di farle. E' bipolare. Ha tanto e non ha nulla. E' triste e felice, vestita bene e male, piange e ride. E' stufa, scoraggiata, abbattuta, ma tanto forte. E così cammina per la strada, per un percorso ancora sconosciuto, anche per me. Ma comunque camminiamo parallele, una di fianco all'altra. Senza una meta, senza conoscerci, senza rivolgerci parola.

lunedì 17 settembre 2012

Son Soddisfazioni

E' finita, subito iniziata, dieci giorni per riposarmi bene, dopo questa lunga estate. Lunga, molto. Più che altro noiosa, una di quelle estati che dici "potevamo anche evitare". Quando invece tutti sono contenti, ci si riposa dopo nove mesi di scuola, che bello. Bello, molto, proprio. Per me, e purtroppo non solo, non è stata una passeggiata. Complicata, ecco. Un miscuglio di cose, in continuazione, prima una poi l'altra e l'altra ancora. Problemi che non finivano mai, ne finivi uno e già ne iniziavi un altro. Problemi senza senso, che una volta risolti dici "Perchè, ma perchè?!". Ho trascurato tutto, a parte me. Non ho più scritto, ho litigato pesantemente con il mio ragazzo, continuavo la sera a piangere in silenzio, senza nessuna preoccupazione di dove e con chi fossi. La maggior parte delle volte in camera mia, da sola. Non mi sentivo pronta, si può dire? Profana, così per vantarmi di aver imparato una parola a scuola. Non mi sentivo degna, capace. Così non affrontavo, mi lamentavo più che altro. Continuavo a dire, a non fare, a criticare, a non affrontare. Mi sono dedicata a me stessa, forse ero obbligata, si, ma mi ha fatto piacere, molto. C'è stato un momento in cui non ce l'ho più fatta. Sono "sbroccata". Stavo esagerando. Ho messo la mente a posto, da sola. Ho trovato le capacità per farlo. Una cosa alla volta ho costruito un grande grande castello di carte, e non avevo nessuno di fianco che potesse soffiarci sopra e farlo crollare tutto. Con calma, da sola, carta per carta, sono andata su, sempre più su. Non dico di aver eliminato i momenti di sconforto, ma diminuito sicuramente. Per una persona insicura come la ero io, con zero autostima, che pensa di non sapere far nulla, è difficile eliminare i momenti tristi, cupi e neri e scuri e grigi e bianchi e neri, e, e. Ma ce l'ho fatta, ci sono riuscita. Se piango adesso è per il mio ragazzo, spesso di gioia, quando è di tristezza è talmente pesante che non piango nemmeno. Sono arrivata a questo punto, sono di un felice inimmaginabile. Sono stata troppo stupida, lo ammetto, lo so, continuerò a ripeterlo. Ma quest'anno io cambio. Cambio molto. Sono motivata, tanto, ho imparato, tanto. Voglio arrivare alla prossima estate e dire, con un sorriso stampato sulla faccia "Che bello, è estate". Sarà un importante duemilatredici, un anno con la svolta. Quanto sono soddisfatta

domenica 1 luglio 2012

Che Idea Intitolarlo Apnea

La tua mente divisa in due parti, Realtà e Aspettative. Due parti del tuo cervello e dei tuoi pensieri e dei tuoi viaggi mentali che non coincidono mai. Quando ti senti libero ma mai fino in fondo, qualcosa che ti frena, ti dice di no, forse infondo non ne hai molta voglia. Lasci andare, ma non per sconfitta, forse perchè non hai più voglia di vedere tutto davanti a te che si sgretola, sei stanco e annoiato. Una volta ero sul ciglio di una strada, che forse aspettavo una mia amica, non lo so, non mi ricordo. Comunque, ero seduta su un marciapiede, con quella posizione un po' strana, che a spiegarla non la si capisce: quando hai le gambe piegate contro di te e le tieni strette con le braccia che si uniscono al centro.. Non ha importanza. Guardavo tutte le persone che passavano, ascoltavo tutte le voci, osservavo tutti gli occhi e gli atteggiamenti. E che in un attimo sono successe una maree di cose in uno spazio piccolo così. E c'era chi rideva o chi piangeva, ragazzi che fumavano e sputavano, una ragazza che si metteva il rossetto mentre l'amica le sorreggeva lo specchio. Mentre io ero lì, a vedere quello che succedeva intorno a me, pensavo che alla fine io e tutti e tutto siamo in un grande grande sacco pieno di fantasie, giochi, baci, amore, odio, sogni, diverse realtà, fotografie, musica, disegni, apnee. Che non respiri, che sott'acqua ci sei tu e forse basta, silenzio completo, i capelli che scivolano, le mani che accarezzano, le gambe che si lasciano andare, la pelle liscia, la leggerezza che hai, come un foglio di carta, la velina, come per spegnere un fiammifero, che basta un soffio leggerissssimo, e subito spegni, distruggi, finisci, senza neanche accorgertene. Che poi non sai neanche a cosa pensare quando sei in apnea, è tutto così morbido che pensi a quello e basta. Pensi che alla fine stai bene, che alla fine andrà tutto bene; e se non va tutto bene, allora vuol dire che non è la fine. Ed è per questo che ho pensato che, se mi fosse ancora capitato di non riuscire a far coincidere aspettative e realtà, mi sarei seduta sul ciglio di una strada, e avrei osservato ancora. O forse, mi sarei buttata in piscina la notte, sotto stelle e Luna, in apnea, in silenzio, da sola, io e la morbidezza, Sfiorarsi. Magico

mercoledì 23 maggio 2012

Vi Amo, A Domani.

E' da tanto che non scrivo, no. Mi siete mancati, Undici Diamanti, lo so. Stasera è una serata speciale, è il ventitre maggio, un mercoledì, a parte tutto è stata una bella giornata. Ma tra brividi e lacrime, sorrisi e "io sto per sclerare". Non ho mai sperato che il giorno dopo fosse giovedì, è il giorno più pesante della settimana, a scuola ci danno più compiti, più argomenti da studiare, due ore di latino consecutive non sono una passeggiata; e poi giovedì non è ancora venerdì, e non è ancora vicino al weekend. Ora no. Ora è la cosa che desidero di più. Che il tempo scorra il più velocemente possibile, che ventiquattro ore passino come se passasse un minuto, che siano le 21.02 di domani sera, e in quell'istante si blocchi tutto, che niente e nessuno si muova, che tutti ascoltino Loro, Lui. Solo loro, quella musica, la sua voce, i suoi occhi. Ora è la serata più bella della mia vita, anche solo l'attesa. Non ci voglio pensare, che ora sto piangendo come una disperata, ascoltando una delle mie canzoni preferite, che mi sto rileggendo tutti i testi per saperli a memoria, che mi sto dando lo smalto fucsia fluorescente che spicchi tra tutti. Non sarà così, ma per me si. L'idea di cantare insieme ad altre persone come me, di alzare le mani, urlare, piangere, e ridere e sorridere, e sedersi, osservare tutti, osservare loro, l'amica d'oro che hai di fianco, osservare Te. Che non è mica facile, sai? Non tutti si sanno osservare, guardarsi con occhi degli altri. Non tutti sanno auto giudicarsi. Sarò lì, il ventiquattro maggio, alle ventuno e zero due io sarò presente. Con la mia omonima, Emma, sarò al concerto dei Coldplay. Solo adesso sto passando la serata più bella della mia vita, e non voglio andare oltre. Quanto piangerò, quanto la abbraccerò. E' il mio sogno, si sta avverando. Non aggiungo più nulla. Che questa sera e soprattutto domani mi accompagnino loro alla felicità, ai brividi e alle emozioni forti che proverò. Che ci pensino loro. Vi amo, a domani.

martedì 20 marzo 2012

Chi Lo Sa


La scuola andrà, andrà come deve andare, darò il massimo di me. Ma come si fa, chi lo sa. Chi è capace ad amare tutto, tutto di una persona, chi è capace a disegnare, disegni che non puoi capire, che sono viaggi su viaggi. La mia mente va, va come deve andare. La mia voce va, va e canta, intonata o no, che sia. Le mie mani vanno, scrivono su pagine bianche, su righe storte, su quadretti non perfetti. Come un po' tutto quello che ho, non cose perfette, ma neanche disordinate, o forse la mia camera. Ma mi sento bene così, non perfetta, con qualcosa di particolare, che spicca in me, ma che ne so cos'è. Sarà la luce degli occhi, sarà il mio grande orecchino sinistro, o le mie labbra piccole. Chi lo sa. Chi lo sa come sarà tra una settimana. Chi lo sa come andrà in gita, che parto lunedì. Chi lo sa che pensieri farò, se altri tre quarti d'ora li passerò a mandare a @ancul@ quello che è stato il mio ragazzo. Chi lo sa se scoprirò cose nuove, cose mie, miei pensieri, opinioni, frasi, timidezze, segreti o particolarità. Mi scoprirò, come ho sempre fatto e sto continuando a fare, e chissà, chi lo sa, se mi piacerò o no. Sono una sconosciuta a me.
Piacere, Emma. Ho quindici anni appena fatti, amo e odio, rido e piango, urlo e taccio, corro e cammino, scrivo e disegno. Sono una persona, un essere umano, non ho nulla di speciale, non mi piaccio, non so mai come vestirmi la mattina, anche per andare a scuola; sono paranoica, sono lunatica, sono antipatica, isterica e timida. Forse una dicotomia petrarchesca, ma è quello che sento di essere.
Chi lo sa, se mi sbaglio, mio padre mi ha insegnato che il giudizio che conta non è il tuo, bensì quello degli altri.
Sarà così, chi lo sa. La mia mente va, le mie mani pure, e la mia voce, anche.

mercoledì 22 febbraio 2012

Forse Tante, Forse Troppe



Ma a quanto continua ad andare veloce la nostra mente. Quanto parla parla e parla. Quanto pensa, quanto studia, quanto canta, quanto urla, quanto interpreta, e legge e scrive e bisbiglia e cambia opinione, ora e ora e ancora. Quanto immagina, quanto sogna. Ma quante, quante parole dice, quanti pensieri contorce. Quanto ragiona e quanto si stupisce? Ogni volta che pensiamo a qualcosa ci basta un piccolissimo particolare che già pensiamo ad altro, che facciamo collegamenti su collegamenti, battute, pensieri strani. Come se fosse una lunga lunga strada che non finisce mai, piena di incroci e di problemi da risolvere. Quanto è complicata, quanto siamo complicati, quante parole facciamo, quanto ho ripetuto la parola Quanto. Quanto mi sento strana, libera, contenta, spensierata. Forse è l'amore che inganna? Forse è l'amore che fa quest'effetto? Forse è come se fosse una droga, no? Non si capisce più niente, hai la testa sempre altrove, ti dimentichi tutto, non saluti neanche più, sei in altro pianeta, che solo tu sai, che solo tu comandi.
Ma è Così bello.
Forse ho fatto tante parole, forse troppe. Ma, ripeto, Forse.