martedì 28 dicembre 2010

E' Orione, ormai lo so


Siamo partiti così, senza neanche sapere con certezza dove e perchè stessimo andando. Forse per vedere vivere altre persone, per interessarci ad altre culture. Per scoprire altri mondi, tutti diversi da dove viviamo noi, ma così uguali a quello che vorremmo essere. Tutto ci sembrava immenso. E quel deserto, che era silenzioso. Ma tutto lo era. Compresi noi. Che continuavamo a fare foto, per paura di dimenticare. Per poi rivedere e dire "Si, tutto era magnifico". E lo ripeterò fino a che sarò viva, fino a che la mia mente funzionerà ancora. Eravamo incantati, più di un cobra dal suo padrone. Il deserto: l'incantatore di uomini. Ma in generale tutto, tutta questa vacanza. Tutto questo continuo stare insieme, perchè non si poteva scappare. In questo momento dove tutto sembra riprendersi. Un treno che si è fermato per il mal tempo, per ripartire deve metterci il doppio, o il triplo delle fatica. Così sarà. Come in questa vacanza. Non ci divideremo, ma come non è stato mai. Ma torniamo al Marocco. La cosa che mi piaceva di più era osservare come viveva la gente, fotografando, qualsiasi cosa. Volevo immortalare le nostre espressioni, in che modo vedevamo quello che era intorno a noi. Prima Marrakech, tempestata da persone di qualsiasi genere, da bancarelle, dal souk pieno di moto, motorini, macchine e biciclette. Poi Ouarzazate, dove gentilmente e amorevolmente per un incidente ho per sbaglio lasciato il Suo Forrest, il Suo golfino nero, la Sua maglia con la corona. Gran colpo. Successivamente ci siamo spostati a Merzouga. E' lì, che è stata l'esperienza più bella della mia vita. Dove la sera che siamo arrivati siamo andati ad osservare le stelle, quell'inconfondibile Orione. Ormai lo riconosciamo subito. Dove appena arrivati ci hanno travestiti da pashà e hanno fatto foto con noi, e hanno suonato la chitarra per noi, la luna pienissima, per noi. Tutto era organizzato per il nostro arrivo, o almeno, così ci piaceva credere. Il pomeriggio dopo, il deserto ci aspettava. I dromedari pure. Ciccio, Lello, Dario, Barbasteu, Il più pazzo e Roberto (che, si, è un nome da dromedario). Il giorno dopo il nostro viaggio ha cambiato direzione, e piuttosto che andare verso il deserto, è tornato indietro, per raggiungere Marrakech, e per poi partire. Una sosta a Telue ci ha fatto conoscere una guida, marocchina con l'Iphone, che studia a Torino, e che è andato in vacanza in Sardegna. Era un grande, e forse ci verrà a trovare in Sardegna la prossima estate, Inshallah. Per mia grandissima fortuna, tornando a Ouarzazate abbiamo ritrovato tutto quello perso precedentemente. "Quel gran culo di Emma, non ha rovinato la vacanza" Olè. Si conclude così, tornando a Marrakech, quella Nuova, però. Dove tutto è diverso, tutto più ordinato, più pulito. Dove c'è il Mc, nel quale abbiamo passato l'ultima nostra cena marocchina. Eccoci qua. In un albergo quattro stelle lussuoso, che dormiamo stanchi morti, dopo la nostra bloccata nel souk per arrivarci, con la macchina. Ripensiamo a tutto quello che abbiamo passato. A tutta questa vacanza senza aggettivi, perchè non la si riesce a descrivere. "Ditemi la cosa che vi è piaciuta di più, e quella che vi è piaciuta di meno", chiede Lei. La più bella è stata la passeggiata sui dromedari, la più brutta non c'è. "Non vale, devi dirne una". Non c'è. Non esiste. Tutto è andato a meraviglia. Mai scorderò tutto questo. Nè Orione, nè la duna che confina con l'Algeria e tanto meno il loro modo di vivere. Quando sarò grande magari ritorno, da sola. Senza nessuno. Inshallah.